Rischio Idrogeologico: Cause, Prevenzione e Normative

Il dissesto idrogeologico è un insieme di processi naturali e/o antropici che alterano l’equilibrio geologico ed idrologico di un territorio, provocando instabilità nei suoli e nelle rocce. Il rischio idrogeologico può dunque manifestarsi attraverso fenomeni quali frane, alluvioni, erosione costiera e cedimenti, con effetti dannosi sulla sicurezza delle persone, delle infrastrutture e dell’ambiente.

Dal punto di vista teorico, il dissesto idrogeologico è il risultato dell’interazione tra le caratteristiche geologiche di un territorio (come la composizione delle rocce e la struttura del suolo) e fattori esogeni (come precipitazioni intense, attività sismiche o interventi umani). Il dissesto può essere indotto o accelerato da cause antropiche come la deforestazione, l’urbanizzazione incontrollata, la costruzione di infrastrutture inadeguate e l’agricoltura intensiva, le quali destabilizzano ulteriormente il suolo. Con fenomeni come frane ed alluvioni, il rischio da dissesto idrogeologico in Italia è particolarmente elevato. La conformazione geologica del Paese, combinata con l’intensa attività umana, rende necessaria una gestione attenta e mirata.

In questo articolo, esamineremo le cause del dissesto idrogeologico, le normative italiane in materia e le migliori strategie di prevenzione, con un focus sul ruolo fondamentale del geologo.

Cause e Tipologie di Dissesto Idrogeologico

Le cause del dissesto idrogeologico in Italia possono essere suddivise in fattori naturali ed antropici. Analizziamo insieme le varie tipologie di fenomeni che rientrano nella definizione di Dissesto Idrogeologico. Facciamo un focus sui fattori scatenanti e definiamo le cause, sia antropiche che naturali, che portano a questi eventi calamitosi.

Frane e smottamenti

Sono movimenti gravitativi di una massa di roccia, terreno o detriti lungo un pendio. Dal punto di vista teorico, la frana si verifica quando le forze che tendono a far scivolare il materiale lungo il pendio (forze di gravità e pressione dei pori) superano le forze trattengono il materiale in stasi (e prendono il nome di “coesione” ed “attrito interno”). Le frane si classificano in base al tipo di movimento (scorrimento, caduta, colamento, ribaltamento, espansione laterale), alla velocità, al materiale coinvolto (terreni, rocce, detriti) ed alla quantità d’acqua presente. Le cause naturali delle frane includono fenomeni quali piogge intense, terremoti, ed erosione. Le cause antropiche sono da ricondurre ad una inadeguata gestione del territorio ed una smodata urbanizzazione, alla deforestazione ed al consumo del suolo.

Alluvioni

Sono eventi idrogeologici a carattere distruttivo, in cui le acque di un fiume o torrente straripano, sommergendo le aree circostanti. Questo fenomeno può essere causato da forti piogge, scioglimento rapido della neve, o da entrambe le circostanze. A dette cause si somma una errata gestione del territorio con la realizzazione di opere non adeguatamente progettate per la regimazione delle acque fluviali e superficiali. Le alluvioni rappresentano un tipo di dissesto che può provocare gravi danni alle infrastrutture, all’ambiente ed alla vita umana. Si suddividono in “rapide”, che avvengono in breve tempo a causa di piogge intense, e “lente”, causate da eventi meteorologici prolungati. Le conseguenze includono danni a proprietà, contaminazione delle risorse idriche ed impatti negativi sull’agricoltura locale.

Erosione Costiera

È un processo naturale che riduce il litorale attraverso l’azione continua di onde, mareggiate e correnti marine. Detto fenomeno comporta il trasporto e l’allontanamento dei sedimenti sabbiosi e la demolizione delle scogliere, riducendo la linea di costa e mettendo a rischio le infrastrutture ed il patrimonio immobiliare adiacenti. Può essere causato da fenomeni naturali quali l’azione incessante delle onde battenti sulla costa, dal trasporto delle correnti marine, da fenomeni temporaleschi estremi e da variazioni del livello del mare.

I fenomeni franosi, talvolta, possono essere causati da fenomeni sismici che, scuotendo il terreno, innescano la caduta di frane sia in terra che in roccia. A tal riguardo, in uno studio di mitigazione del rischio idrogeologico, non si può prescindere dall’approfondire anche il Rischio Sismico dell’area. Addirittura ci sono fenomeni franosi sismo-indotti, il cui fenomeno sismico è strettamente connesso a fenomeni vulcanici. Abbiamo scritto un articolo sul Rischio Vulcanico che puoi approfondire cliccando qui.

Esempi famosi di Dissesto Idrogeologico in Italia

L’Italia ha vissuto numerosi ed intensi eventi di dissesto idrogeologico, alcuni dei quali sono diventati emblematici per comprendere l’importanza della prevenzione.

  1. Frana del Vajont (1963): Un disastro provocato da una frana che ha causato il collasso della diga del Vajont. Nella sera del 9 ottobre 1963 morirono 1.910 persone.
  2. Alluvione di Firenze (1966): Un evento che ha sommerso la città, causando danni incalcolabili al patrimonio culturale e artistico.
  3. Sarno 5 Maggio 1998: Una serie di frane e colate di fango di grossa entità hanno devastato Sarno (SA), in Campania, causando 149 morti. Questo episodio storico ha sancito un unicum sia giudiziario che scientifico, portando alla nascita dei presidi territoriali ed all’istituzione dei piani di protezione civile. Inoltre, dagli eventi di quel lontano 5 Maggio del’98 sono nati una serie di norme volte a mitigare il rischio per i fenomeni da colata rapida (debris flow). Sarno ha dimostrando la necessità di un miglioramento delle misure di prevenzione del rischio idrogeologico per quelle che erano le conoscenze del tempo. Abbiamo scritto un articolo sull’argomento che puoi leggere ed approfondire cliccando qui.

La Pericolosità ed Il Rischio Idrogeologico: le differenze

Con il termine “Pericolosità” si intende la probabilità che un dato evento (in questo caso, un dissesto idrogeologico) accada.

Con il termine “Rischio” si fa riferimento alla possibilità che un fenomeno naturale o indotto dalle attività dell’uomo possa causare effetti dannosi sulla popolazione, gli insediamenti e le infrastrutture. Il concetto di rischio, circoscrive il fenomeno di dissesto all’interno di una particolare area ed in un determinato periodo di tempo, individuando degli elementi esposti che risultano essere “vulnerabili“.

Come si calcola il Rischio?

Per rendere più precisa la definizione di “Rischio”, come noto agli addetti ai lavori quali i geologi, si utilizza la seguente formula matematica:

R= P x V x E

“R” sta per Rischio, “P” per Pericolosità, “V” per Vulnerabilità ed “E” per Elementi a rischio.

Dalla moltiplicazione di questi tre fattori si determina, matematicamente, il parametro del Rischio. Se anche solo una di queste variabili risulta essere pari a zero, il rischio sarà nullo. Ti lascio qui un articolo tratto dal Consiglio Nazionale dei Geologi sull’argomento e puoi accedervi cliccando qui.

Prevenzione dal Rischio Idrogeologico

La prevenzione dal rischio idrogeologico richiede un approccio integrato, che comprende pianificazione territoriale, interventi strutturali ed attività di sensibilizzazione per la popolazione.

Pianificazione Territoriale

La pianificazione territoriale svolge un ruolo cruciale nella prevenzione. Evitare nuove costruzioni in aree a rischio e garantire un regolare uso del suolo, sono azioni fondamentali per ridurre il dissesto idrogeologico. Le normative italiane incoraggiano la creazione di piani urbanistici consapevoli del rischio idrogeologico atteso in certe aree, integrando mappe di pericolosità e vincoli costruttivi.

Interventi Strutturali

Gli interventi strutturali, come la costruzione di muri di contenimento, la canalizzazione delle acque e la rinaturalizzazione del territorio, sono essenziali per mitigare i rischi. Questi interventi mirano a controllare i processi naturali e ridurre il rischio di frane ed alluvioni (ad esempio, la realizzazione di bacini di laminazione per il controllo delle piene dei fiumi).

Sensibilizzazione e Formazione

L’educazione e la sensibilizzazione della popolazione sono altrettanto importanti. Programmi di informazione pubblica e formazione nelle scuole aiutano a creare una cultura della prevenzione, aumentando la consapevolezza sui rischi del dissesto idrogeologico e sulle misure di sicurezza da adottare in caso di emergenza. In Italia, esiste una campagna di sensibilizzazione sull’argomento che trae le sue radici nella Protezione Civile; l’iniziativa prende il nome di “IO NON RISCHIO” e per consultare il loro sito ed approfondire l’argomento non devi fare altro che cliccare qui.

Il Ruolo del Geologo nella Gestione del Rischio Idrogeologico

Il ruolo del geologo è fondamentale nella prevenzione e gestione del rischio idrogeologico. Il geologo studia il territorio, analizza la composizione del suolo, delle rocce ed identifica le aree incluse in certi scenari di rischio idrogeologico. Grazie alla sua expertise, è in grado di individuare aree affette da rischio da frane, da alluvioni ed è in grado di inquadrare gli eventi di erosione costiera a cui un litorale può essere costretto, proponendo soluzioni tecniche per la mitigazione di dette problematiche.

Il lavoro del geologo è cruciale non solo nella fase di studio di un versante in frana e nella pianificazione di un intervento progettuale, ma anche durante le emergenze, quando la Protezione Civile si affida alle sue competenze per gestire situazioni di crisi. Anche in questo, caso abbiamo scritto un articolo che spiega l’importanza del lavoro del geologo e per approfondire l’argomento, clicca qui.

Normative Italiane sul Rischio Idrogeologico

La normativa italiana sul rischio idrogeologico è molto articolata e si basa su leggi che mirano a prevenire e mitigare i rischi, proteggendo la popolazione e l’ambiente. Facciamo una veloce carrellata sulle norme più significative dell’ambito che regolano gli studi di settore da eseguire in occasione di fenomeni di Rischio da dissesto idrogeologico:

Legge 183/1989: Difesa del Suolo

La Legge 183/1989 porta all’istituzione delle Autorità di Bacino, enti responsabili della gestione integrata delle risorse idriche e della prevenzione del dissesto idrogeologico. Questa legge porta alla redazione dei Piani di Bacino, strumenti fondamentali per la prevenzione e la gestione del territorio.

Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)

Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) è stato introdotto con la Legge 267/1998. Questo piano identifica le aree a maggiore rischio e stabilisce priorità per gli interventi di messa in sicurezza, contribuendo alla prevenzione del rischio idrogeologico.

Piani di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA):

Introdotti dalla La Direttiva Alluvioni 2007/60/CE è stata recepita in Italia con il Decreto Legislativo 49/2010. Questa direttiva europea richiede ai paesi membri di valutare e gestire il rischio da alluvioni.
In Italia si traduce nell’obbligo di redigere i Piani di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA), strumenti strategici per la prevenzione e la gestione delle alluvioni. Offrono un approccio integrato per gestire il rischio alluvionale ed Includono le misure di prevenzione, protezione e preparazione, con l’obiettivo di ridurre al minimo i danni derivanti dalle alluvioni.

Decreto Legislativo 152/2006: Testo Unico Ambientale

Il Decreto Legislativo 152/2006, noto come Testo Unico Ambientale, fornisce un quadro normativo per la protezione dell’ambiente, inclusa la gestione delle risorse idriche e del suolo, fondamentali per contrastare il dissesto idrogeologico.

Legge 100/2012: Riforma della Protezione Civile

La Legge 100/2012 ha rafforzato il ruolo della protezione civile in Italia, obbligando i comuni a redigere piani di emergenza che considerino i rischi idrogeologici, migliorando così la risposta agli eventi naturali estremi.

Decreto Legge 91/2014: “Sblocca Italia”

Il Decreto Legge 91/2014, noto come “Sblocca Italia”, ha introdotto il programma “Italia Sicura”, destinato a finanziare interventi urgenti per la messa in sicurezza del territorio. Questo programma ha un ruolo cruciale nella riduzione del rischio idrogeologico in Italia.

Conclusioni

Il rischio idrogeologico in Italia è una sfida complessa che richiede un impegno costante da parte di istituzioni, professionisti e cittadini. La prevenzione del rischio idrogeologico deve essere una priorità, con un’attenzione particolare alla pianificazione territoriale e alla gestione del territorio. Le normative italiane offrono un quadro solido per affrontare questa sfida, ma è essenziale un’applicazione rigorosa e continua.

Il ruolo del geologo rimane centrale in questo contesto, poiché la sua competenza tecnica e scientifica è indispensabile per comprendere e mitigare i rischi legati al dissesto idrogeologico. Attraverso un approccio integrato che combina prevenzione, normativa e interventi sul campo, è possibile proteggere il territorio italiano e garantire la sicurezza delle comunità.

In un contesto dove il cambiamento climatico potrebbe aumentare la frequenza e l’intensità degli eventi naturali estremi, una gestione efficace del rischio idrogeologico diventa ancora più urgente. Solo attraverso una collaborazione sinergica tra istituzioni, geologi e cittadini, l’Italia può affrontare con successo questa sfida.


Domande Frequenti

1. Quali sono le cause principali del dissesto idrogeologico?

Piogge intense, terremoti, deforestazione, consumo del suolo, urbanizzazione incontrollata e cattiva gestione del territorio.

2. Come può aiutare il geologo nella prevenzione?

Analizzando il territorio, identificando aree a rischio e proponendo soluzioni per mitigare fenomeni come frane e alluvioni.

3. Quali sono le normative più importanti in materia?

La Legge 183/1989, il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) e il Decreto Legislativo 152/2006.

4. Cosa posso fare per ridurre il rischio nella mia proprietà?

Contattare un geologo per analizzare il contesto geomorfologica ed idrogeologico che circonda la tua casa ed adottare, previa consultazione di un ingegnere interventi come drenaggi e muri di contenimento.

 

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